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Mercoledì, 05 Febbraio 2020 15:37

Pignoramento stipendio 2020 limiti e regole

Pignoramento stipendio o pensione

Avere il fisco col fiato sul collo e creditori di varia natura alle calcagna, non è mai una passeggiata, soprattutto se ciò comporta un’aggressione al proprio patrimonio.

Per questo motivo, quando si hanno immobili, si cerca sempre di onorare il debito trovando alternative valide all’esproprio.

Pochi lo sanno, eppure un creditore al fine di recuperare l’insolvenza può scegliere la formula del pignoramento stipendio o pensione.

 

Pignoramento pensione

A debito acclarato lo stato o il creditore, hanno per esempio modo di chiedere la restituzione del dovuto tramite il pignoramento pensione.

Come funziona il pignoramento pensione? Ovviamente nel caso di un pensionato, l’importo verrà decurtato direttamente dalla pensione, con un prelievo coatto che non supererà mai il quinto della pensione.

Il legislatore nel caso soprattutto dei pensionati, ha imposto dei limiti pignoramento “vitali” sui prelievi, riconoscendo il principio per cui si dovrà tutelare il creditore senza però appunto danneggiare l’autonomia vitale e di spesa del debitore.

 

Pignoramento stipendio

Se nel caso della categoria pensionati lo stato riconosce una sorta di tutela totale, che garantisce dei limiti pignoramento e imponendo come massimo il quinto della pensione, si può affermare che lo stesso principio per un dipendente lavoratore non sia sempre calzante.

Infatti, nonostante in linea di massima l’esproprio dovrebbe essere del 20% dello stipendio e avere quindi un limite pignoramento stipendio, nei fatti per questa categoria la decurtazione può essere più alta e soprattutto può seguire un iter differente.

 

Pignoramento stipendio: notifica dell’atto e esecuzione dell’esproprio

Partiamo dal fatto che il pignoramento dello stipendio può essere fatto secondo due canali differenti:

  • Pignoramento stipendio tramite datore di lavoro, dunque direttamente esproprio su busta paga.
  • Pignoramento stipendio su conto corrente, quindi decurtazione mensile tramite propria banca.

In entrambi i casi, prima di operare il debitore dovrà necessariamente rivolgersi a un giudice.

Nel caso del pignoramento tramite datore di lavoro, il debitore per poter procedere, dovrà notificare l’atto di pignoramento all’azienda per cui lavora il soggetto dipendente e successivamente portare il lavoratore davanti un giudice, che dovrà decretare se ci sono gli estremi per procedere.

Differenze di limite pignoramento stipendio tra busta paga e conto corrente

A ok del giudice a procedere tramite pignoramento stipendio, il datore di lavoro dovrà decurtare dallo stipendio del dipendente un quinto della somma e versarla al creditore fino all’estinzione del debito.

Il debitore non potrà opporsi e dovrà subire il procedimento imposto.

Diverso è il pignoramento stipendio su conto corrente, perché in questo caso vigono due regole:

  • Sullo stipendio caricato su conto corrente dopo l’ok notifica dell’atto, il limite pignoramento stipendio sarà di un quinto dello stipendio.
  • Sullo stipendio caricato su conto corrente prima dell’ok notifica dell’atto, il limite pignoramento stipendio sarà diverso, infatti potrà essere decurtato “solo” l’eccedente rispetto al triplo dell’assegno sociale (458,00 € mese per il 2019).

Quindi, in quest’ultimo caso, se sul conto corrente vi fossero 5.000,00 € derivanti dallo stipendio lavorativo, l’importo pignorabile sarebbe di 3.626,00 €.

E’ da ricordare, che l’ammontare dell’assegno sociale varia di anno in anno, per cui il calcolo sull’importo pignorabile, dovrà essere fatto in base all’aggiornamento annuale dello stato sull’assegno sociale.

Se invece vi fossero più creditori a contendersi gli importi, sul conto corrente del debitore potrà essere decurtata una somma fino alla metà dello stipendio.

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